La storia dell’autoscuola è strettamente correlata alla vita del suo fondatore Paolo Biella. Egli nasce a Torino il 23 marzo 1914; dal padre Pietro erediterà la passione per la meccanica e i motori, mentre dalla madre Giuseppina erediterà le doti didattiche e imprenditoriali essendo lei in quegli anni titolare di una scuola di taglio e sartoria.

A 16 anni lascia l’Istituto Industriale alla ricerca del lavoro della sua vita. E’ folgorato dalle automobili, ma è un mondo troppo lontano dal suo e la madre, onde evitare di vederlo nell’ozio, lo sistema dapprima come garzone in un negozio di tessuti e in un secondo tempo come apprendista in una bottega dove un orafo gli insegna i rudimenti della fusione dei metalli. Nella sua mente, però, c’è l’automobile.

A quel tempo erano pochissime le auto, ma bisognava agire e, rapidamente, imparare a guidare. Si propone lui stesso all’Autoscuola Tron e poi a quella dell’Aci di Torino. Imparare a guidare e diventare “istruttore di guida” sono priorità di vita per lui. Il giovane è molto apprezzato sul posto di lavoro, ha modi garbati e bella presenza. Va ricordato, a questo proposito, che in quel periodo (1932) un noto regista (Alessandro Blasetti) cercava un ragazzo che rispondesse a quei requisiti ma fondamentalmente sapesse guidare l’automobile. Vedremo quindi il nostro Paolo vestire i panni di “chauffeur” al servizio di Francesca Bertini, diva del momento, nel film “Addio Giovinezza”.

Ora giunge il momento di assolvere all’obbligo militare e buona parte di questo periodo lo vivrà a Roma - Pietralata nell’Autocentro. Quante volte ricorderà quella bella esperienza nel corso della sua vita! Ritorna a Torino e ha ben chiaro quale sarà il suo percorso lavorativo: impiantare una Autoscuola. E’ indispensabile una vettura, ma la saggia madre vuole garanzie sulla scelta del figlio e così gli impone di reclutare almeno dieci allievi con relativo documento d’identità e acconto versato, dopodiché si renderà disponibile all’acquisto del mezzo.

Il giovane Paolo, poco più che ventenne, fiuta il territorio e decide che la provincia di Cuneo può essere la zona giusta. Fa una ricognizione a Bra, Saluzzo, Busca e Costigliole appoggiandosi alle famiglie che in quegli anni gestivano i vari “Caffé della Stazione” e dove la stazione non c’era si appoggiava ai gestori delle varie “Trattorie del Peso”. Con questi procacciatori d’affari riesce a raccogliere l’iscrizione di quindici allievi. La madre mantiene la promessa, gli compera una Fiat 514 e il giovane Paolo, pioniere delle autoscuole della provincia di Cuneo, inizia la sua carriera. Correva l’anno 1937. Matura intanto l’esigenza di una sede a Saluzzo e la trova sotto i portici di Via Piave, vicino all’ospedale. La prima impiegata è la giovanissima Beniamina Levi, che verrà deportata e uccisa nei campi di sterminio nazista durante la guerra.

L’imprenditore concretizza intanto il suo sogno d’amore con la sua Palma che, fedelmente, lo aspetta a Torino dove si celebra il matrimonio il 20 aprile 1938. Troveranno alloggio sopra la sede di Via Piave ed è lì che si dipanerà la vita della nuova famiglia allietata dalla nascita di 3 figli: Vera, Bruna e Roberto. La bella e giovane sposa, moglie devota e impiegata solerte, contribuisce con i suoi modi gentili alla buona riuscita dell’attività. Aumenta il lavoro e necessariamente aumentano gli addetti. Siamo nel periodo bellico e nell’arco di vent’anni si alterneranno, con mansioni di istruttore e di insegnante, i quattro fratelli Manescotto e Beppe Beltrame. La famiglia Manescotto gestiva il “noleggio da rimessa” e la pompa di benzina. E’ interessante raccontare ai più giovani come funzionava e perché si chiamasse “pompa di benzina”.
Era effettivamente necessaria la manualità del benzinaio che, manovrando una leva, pompava il carburante che saliva a riempire un vaso di vetro della capacità di 5 litri. Alla saturazione del trasparentissimo contenitore, tramite un tubicino di scarico, si faceva scendere il liquido nel serbatoio dell’auto. La benzina si poteva acquistare anche in drogheria ed era contenuta in piccole taniche di metallo zincato, con tappo di ottone, e se ne potevano fare piccole scorte. In tempo di guerra si comperava con i tagliandi delle famose “tessere”.

La benzina ha sempre avuto, nel tempo, alti e bassi di vendita, a volte per scarsa reperibilità e talora perché scarse erano le disponibilità economiche. La necessità aguzza l’ingegno e l’autoscuola che del carburante non può fare a meno, ricorre a sistemi alternativi e utilizza il “gasogeno”. Si tratta di un dispositivo in grado di produrre gas a partire da una massa solida; nel caso dell’auto si produceva dalla combustione della legna: con Kg 2,5 di legna secca si otteneva l’equivalente di 1 litro di benzina. L’aspetto era come se sulla parte posteriore del veicolo fosse appesa una stufetta con un lungo e cilindrico camino,  costantemente fumante.

Torniamo all’attività vera e propria dell’autoscuola. Siamo sempre in periodo bellico e l’auto veniva ambiziosamente conservata e per alcuni periodi veniva tenuta in garage, privata dei pneumatici e montata su ceppi di legno, onde evitare che potesse essere requisita.

Quando nel 1945 finisce la guerra è tutto un fermento di novità e di vita; l’aula teorica si arricchisce di disegni tecnici eseguiti da un giovane architetto sotto la direzione dell’imprenditore il quale, parallelamente, si occupa di far sezionare i motori di mezzi militari (residuati bellici) che diventeranno materiale didattico.

Le strade erano dissestate; in Valle Varaita i grossi camion della ditta Peduzzi, appaltatrice per la costruzione della mastodontica diga di Pontechianale (1937-1942), vanno e vengono sulla strada sterrata (verrà asfaltata solo nel 1960) Paolo Biella, sempre attento al mercato e all’economia della zona, si porta a Sampeyre dove svolge un vero e proprio corso teorico-pratico, onde poter immettere sulla piazza nuove leve di autisti.

Il monopolio dell’azienda, nella zona del Saluzzese, termina quando nella stessa via Piave compare nel 1950 la prima concorrente che avrà vita breve. Nel 1959 il Codice della Strada si arricchisce di un testo unico delle norme della circolazione; la presentazione avviene a Stresa e l’imprenditore vuole esserci, sapere e aggiornarsi. Radunerà conseguentemente le varie autoscuole per farle partecipi delle novità. Prende corpo la prima associazione fra autoscuole della provincia che diventerà poi associazione regionale, poi nazionale. Viene eletto presidente provinciale e il suo attivismo gli varrà l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica nell’anno 1958.

L’avvento della patente agricola (1960) segna una importante tappa economica per l’attività. In una zona fortemente vocata all’agricoltura, i cari vecchi procacciatori d’affari raccolgono allievi a Moretta, Barge, Cavour; questi sono contadini, molti dei quali con grosse difficoltà ad esprimersi in italiano corretto. Molte volte si provvederà a far sostenere l’esame teorico con l’ingegnere esaminatore rigorosamente piemontese onde poter parlare in dialetto. Le prime lezioni teoriche e di guida si tengono nei comuni di residenza dei clienti, poi si arriva alla pratica in Saluzzo dove si dovrà sostenere l’esame.

L’opportunità di conseguire la patente nel luogo di residenza è data anche ai dipendenti della Cartiera Burgo a Verzuolo e della Locatelli a Moretta e ciò procurerà grande fama all’autoscuola Biella. In quello stesso periodo aprono le autoscuole “Lucio” e “Valinotti” e prende vita una vera e propria battaglia concorrenziale.

In quegli anni il prezzo della patente era di lire 40.000. Con un battage pubblicitario senza precedenti tutto il Saluzzese viene inondato da coloratissimi manifesti che recitano semplicemente: “All’Autoscuola Biella, Patente a Lire 4.000”. Un’ondata anomala di uomini e donne esce patentata. Correva l’anno 1961. La famiglia è cresciuta: la primogenita Vera è ormai in possesso dei requisiti dal 1957 ed è un istruttore consolidato; la secondogenita Bruna affianca la mamma nel lavoro impiegatizio che la porterà via via ad espletare pratiche varie anche in quel di Cuneo e che saranno le basi di quello che diventerà il lavoro della sua vita. Il giovane Roberto si impratichisce al volante delle auto e si avvia alla professione di istruttore e di insegnante. La famiglia e l’azienda si trasferiscono nell’attuale sede di Corso Roma 24.
L’aula teorica è grande ed innovativa e un gran numero di allievi partecipa diligentemente alle lezioni. Il Cavalier Paolo Biella può essere orgoglioso del suo operato: i figli sono cresciuti, le ragazze convolano a nozze e regalano ai nonni i primi nipotini. Anche Roberto, il maschio terzogenito, si sposa con Eliana che prende le redini dell’ufficio e che, senza perdere tempo, offre una continuità alla discendenza con tre figli maschi: Massimiliano (1971), Alessandro (1972) e Paolo (1980).

Nel 1974 giunge prematura la scomparsa dell’amata Palma, moglie e madre esemplare, seguita dopo appena cinque mesi dall’improvvisa dipartita del marito. Oggi i tre giovani uomini sono tutti inseriti  nell’azienda di famiglia e, completato il percorso scolastico, si sono arricchiti dei requisiti necessari a conseguire il titolo di istruttore e di insegnante.

La terza generazione di maestri è pronta ad istruire la terza generazione di allievi, i nipoti di quelli che, negli anni Quaranta e Cinquanta, frequentarono via Piave.



 A cura di Vera Biella

 

La storia dell’Autoscuola Biella

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